Antro della Sibilla
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- Categoria: Luoghi
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- Ilaria Sabatino
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Quella che fu a lungo interpretata come grotta oracolare della Sibilla Cumana venne scoperta fra non poche difficoltà nel 1932. Secondo il Maiuri la costruzione dell'opera risaliva al VII-VI secolo a.C., a testimonianza dell'uso greco di scavare direttamente nel tufo senza necessità di costruzioni murarie. Il Napoli invece riteneva che l’apertura della grotta risalisse al VIII secolo a.C., periodo in cui gli Eubei, già stanziatisi a Pithecusae (Ischia), fondarono Cuma. Gradualmente si è fatta strada l’idea che la grotta potesse non avere nulla a che fare con rituali oracolari, ma che fosse stata realizzata quale struttura difensiva o camminamento militare coperto atto a collegare la parte alta della città con la collina meridionale. Avrebbe così costituito una difesa avanzata, parallela alle fortificazioni superiori e alla linea costiera, costruita nella seconda metà del IV sec. a.C., così come i tre ambienti sulla sinistra, probabili cisterne di poco posteriori (metà del III a.C.). Sul fondo della galleria, nella tarda età imperiale, venne realizzata una sala con copertura a volta. Successivamente con l'avvento del Cristianesimo l’intera struttura venne riutilizzata come area sepolcrale, mentre in epoca post classica lo spazio venne usato come cava di materiali da costruzione. Il percorso principale termina in un ambiente coperto a volta con tre ampie celle aperte nelle pareti: fu proprio questo a richiamare in passato l’idea di un oikos endotatos, ovvero la stanza segreta in cui la Sibilla avrebbe pronunciato le sue profezie. Gli spazi sono ricavati scavando direttamente nel tufo e quindi il tutto e' privo di costruzioni murarie. Tuttavia dalla terrazza superiore all’”Antro” sono visibili le sistemazioni esterne realizzate in opera quasi reticolata e reticolata in età tardo-repubblicana e augustea, da porsi in relazione con le attività del vicino porto.